Dell’ADHD negli adulti

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è ben riconosciuto nei bambini ed è sempre più in aumento negli adulti. Le definizioni impiegate per descrivere questo insieme di problemi sono variate molte volte nel corso degli ultimi 100 anni. Tuttavia, attualmente i termini “disturbo da deficit dell’attenzione (ADD)” o “disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)”, sono più familiari sia agli educatori che alle figure professionali mediche di riferimento.

L’ADHD si distingue dagli altri disturbi per le differenze che presenta a livello di intensità e persistenza di particolari gruppi di sintomi. Si sviluppa a seguito di una combinazione di fattori correlati al patrimonio genetico e alle esperienze di vita. In generale, tali caratteristiche spesso provocano una carente capacità di adattamento fra aspettative e prestazioni Le caratteristiche esatte o i sintomi che caratterizzano questa serie di problemi sono in continua via di definizione.

L’ADHD non è considerato solo un problema correlato alla scarsa attenzione, ma anche un problema nel moderare le emozioni e di efficace autocontrollo, specie per ciò che concerne il livello di attività e il controllo degli impulsi. Gestire le esigenze della vita di tutti i giorni richiede autocontrollo per riuscire a sviluppare con successo le abilità necessarie. Per le persone che soffrono di ADHD, i problemi di autocontrollo causano spesso difficoltà a gestire le emozioni, reagendo in modo eccessivo ai piccoli eventi e ignorando eventi più importanti. Inoltre, il problema dell’autocontrollo rende difficoltoso lo sviluppo di buone abitudini. Rispetto alle altre persone, coloro che soffrono di ADHD necessitano di più pratica per lunghi periodi di tempo per riuscire a sviluppare un efficace comportamento autocontrollato o abituale. Questi problemi possono causare difficoltà in molti ambiti della vita, come raggiungimento di obiettivi in ambito scolastico o professionale, prestazioni nelle attività sportive, guida di autoveicoli e rapporti interpersonali (amicizie, incontri e matrimonio).

Come specificato poc’anzi, il problema che sta alla radice dell’ADHD non è una semplice difficoltà nel prestare attenzione. Quando le persone che soffrono di ADHD vengono coinvolte in attività che catturano il loro interesse, sono in grado di prestare attenzione tanto quanto, o quasi, gli altri individui. Tuttavia, quando le attività sono ripetitive o risultano essere poco interessanti per la persona in questione, subentra una maggiore difficoltà nel rimanere concentrati sull’obiettivo finale. Ecco perché le persone che soffrono di ADHD possono essere soggette a procrastinazione e immaturità.

 L’ADHD è una ben nota diagnosi formulata nei bambini che è stata formalmente identificata negli adulti nel corso degli ultimi 20 anni. Quando i bambini che soffrono di ADHD crescono, spesso le caratteristiche di iperattività e impulsività perdono di intensità, mentre i modelli di disattenzione e disorganizzazione permangono costanti.

Gli adulti che soffrono di ADHD spesso rientrano in questo modello: disattenzione e disorganizzazione, combinate con i trascorsi di disattenzione, iperattività e/o impulsività dell’infanzia. Il livello di impulsività presente durante l’infanzia sembra essere il miglior predittore dei sintomi caratteristici dell’età adulta. Elevati livelli di impulsività durante l’infanzia sembrano predire disfunzioni più gravi in età adulta.

Riconoscere che l’ADHD può avere inizio durante l’infanzia per poi continuare in età adulta, ha richiesto molto tempo. Le stime attuali prevedono che l’85% dei bambini ai quali viene diagnosticata l’ADHD sono a rischio di presentare il disturbo anche in età adulta. Circa un terzo di questi bambini può contrastare ed eliminare molti sintomi, anche se non tutti i sintomi sono superabili. I restanti due terzi dei bambini con ADHD continueranno a presentare la maggior parte dei sintomi, ma potranno anche sperimentare significativi problemi psichiatrici e di gestione della vita di tutti i giorni, come per esempio problemi di personalità borderline e impulsiva, abuso di sostanze e un rischio significativo di disturbi correlati a depressione e ansia.

ADHD nell’adulto: le cause

Il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) non è caratterizzato da una singola causa, bensì dalla concomitanza di fattori correlati alla genetica e alle esperienze di vita. I soggetti che soffrono di ADHD tendono a presentare problemi nello sviluppare efficienti capacità di autocontrollo e abilità decisionali.

Biologicamente, l’ADHD è un disturbo neurochimico e neuroanatomico. Le persone che soffrono di ADHD presentano diverse sostanze chimiche (ancora da definire) nel cervello che non sono presenti nelle giuste quantità, nei posti giusti al momento giusto. Queste sostanze talvolta possono espletare la loro funzione, ma non sempre, e non sono sotto il diretto controllo dell’individuo. Ecco perché chi soffre di ADHD presenta prestazioni variabili. Inoltre, alcuni gruppi di nervi sembrano non essere nella giusta posizione all’interno del cervello, causando ritardi o accelerazioni dei segnali nervosi.

ADHD nell’adulto: segni e sintomi

I sintomi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) nei bambini e negli adolescenti sono prevalentemente esterni e facili da osservare, come ad esempio iperattività fisica. Una eccezione è rappresentata dall’ADHD caratterizzata prevalentemente da disattenzione, più comune nelle ragazze. Con l’età, sembra verificarsi una diminuzione dei sintomi osservabili. Gli adulti che presentano questo disturbo, faticano a rifocalizzare la loro attenzione se distratti e hanno difficoltà a svolgere compiti diversi. L’iperattività e l’impulsività negli adulti con ADHD sono spesso più elusive rispetto a quelle che caratterizzano i sintomi infantili. Per esempio, nei bambini l’iperattività si manifesta con irrequietezza che li porta ad alzarsi spesso dalla sedia. L’adulto, invece, si annoia facilmente e manifesta la sua infelicità nel dover stare fermo piuttosto che cambiando spesso posizione. Nel corso di test neuropsicologici, questi individui spesso presentano difficoltà nell’impegnarsi in modo costante, di pianificazione, organizzazione, monitoraggio visivo e di ascolto attento. L’ADHD è caratterizzato da un lungo trascorso di disattenzione, impulsività e una quantità variabile di iperattività. E’ bene ricordare che tutti questi sintomi sono normali caratteristiche umane, quindi è opportuno precisare che l’ADHD non viene diagnosticato esclusivamente in base a tali comportamenti umani normali. L’ADHD viene determinato in base al grado di questi comportamenti. Le persone che soffrono di ADHD presentano queste normali caratteristiche umane ad un grado eccessivo e scarse capacità di controllarle facilmente.

 L’evoluzione delle caratteristiche dell’ADHD dall’infanzia all’età adulta

 Caratteristica: Iperattività

Manifestazione nel bambino: non è in grado di stare fermo, agitazione, irrequietezza, sempre in movimento.

Manifestazione nell’adulto: inquietudine interiore, incapacità di rilassarsi, infelicità/scontentezza se inattivo

Caratteristica: Impulsività

Manifestazione nel bambino: parlare improvvisamente e impulsivamente, toccare, esplorare. Non riesce a stare in fila. Accessi di collera o capricci eccessivi.

Manifestazione nell’adulto: tendenza ad interrompere l’interlocutore, impazienza, decisioni affrettate, imprudenza, cambiare attività rapidamente, sentirsi triste quando annoiato o felice quando eccitato/stimolato

Caratteristica: Disattenzione

Manifestazione nel bambino: distraibilità, non riesce a portare a termine un compito, sembra non ascoltare, spesso smemorato.

Manifestazione nell’adulto: disorganizzazione, smemoratezza, pessima gestione del tempo, perde parte della conversazione.

Sebbene alcuni adulti che soffrono di ADHD non soddisfino tutti i criteri impiegati per diagnosticare il disturbo nei bambini, possono tuttavia vivere certi aspetti della vita in modo significativamente limitante. A seconda della situazione professionale o domestica, questi adulti possono necessitare di gestire questioni astratte più complesse che possono risultare difficoltose a seconda del grado di gravità del disturbo. Di conseguenza, la percezione personale dell’individuo del proprio grado di limitatezza può variare.

Alcune caratteristiche dell’ADHD adulto comprendono quanto segue (è bene ricordare che questi sono normali comportamenti umani; l’ADHD viene diagnosticato in base alla presenza e alla gravità di più di una delle seguenti caratteristiche):

•Iperattività motoria persistente: il soggetto si sente irrequieto, non è in grado di rilassarsi o è scontento quando inattivo.

•Difficoltà di attenzione: il soggetto ha problemi nel mantenersi concentrato su una conversazione. Egli può essere costantemente consapevole di altre cose che accadono attorno a lui anche se tenta di filtrarle. Difficoltà nella lettura, nel portare a termine un compito o di concentrazione. Il soggetto può sperimentare frequenti episodi di smemoratezza.

•Labilità affettiva: questo significa che il soggetto può passare da uno stato d’animo normale ad uno stato depresso o di eccitazione. Tali cambiamenti possono essere sia reattivi che spontanei.

•Disorganizzazione o incapacità di portare a termine i compiti: il soggetto può essere disorganizzato al lavoro, a casa o a scuola. Spesso non porta a termine i compiti o passa da un compito all’altro.

•Irascibilità con accessi di ira di breve durata: il soggetto può perdere il controllo per un breve lasso di tempo o essere facilmente soggetto all’ira o costantemente irritabile. Questi problemi possono interferire con i rapporti interpersonali.

•Impulsività: l’impulsività può presentarsi in forma minore (per esempio, parlare prima di pensare, interrompere la conversazione, impazienza) o maggiore, ovvero il soggetto inizia o interrompe improvvisamente le relazioni (per esempio, matrimoni multipli, separazioni), presenta comportamenti antisociali (per esempio, taccheggio) e un eccessivo coinvolgimento nelle attività per lui piacevoli senza riconoscerne le possibili conseguenze (per esempio, fare shopping in modo smodato).

•Reazione emotiva eccessiva: il soggetto reagisce in modo eccessivo o inappropriato manifestando depressione, confusione, incertezza, ansia o rabbia di fronte a normali situazioni di stress. Tali risposte emotive interferiscono con la capacità del soggetto di risolvere i problemi.

Quando rivolgersi al medico

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività nell’adulto può comportare un impatto negativo sulla vita del paziente. Alcuni individui riportano comunemente i seguenti problemi:

•Amicizia, incontri e instabilità coniugale

•Successo accademico, professionale ed extracurriculare (per esempio, in ambito sportivo o nelle attività di volontariato) inferiore rispetto alle aspettative in base al livello di intelligenza ed educazione

•Abuso di alcol e sostanze illegali

•Risposte atipiche a farmaci psicoattivi

•Personalità antisociale

•Depressione, ansia e bassa autostima

Per diagnosticare l’ADHD è necessario consultare il medico. Nell’adulto, tale disturbo viene diagnosticato basandosi sulla determinazione della presenza di sintomi durante l’infanzia, che hanno comportato l’insorgere di un modello a lungo termine, e dimostrando l’attuale situazione limitante. Tali informazioni possono essere raccolte intervistando i genitori, gli amici, i fratelli, il coniuge o il partner oppure il paziente stesso.

ADHD nell’adulto: Trattamento

 La ricerca suggerisce che gli adulti che soffrono del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) spesso rispondono molto bene agli stimolanti e talvolta agli antidepressivi. Le opzioni di trattamento e la riuscita delle stesse sono simili a quelle impiegate per trattare l’ADHD infantile. La psicoterapia può svolgere un ruolo importante, come parte integrante del trattamento, contribuendo a sviluppare nel paziente una maggiore consapevolezza circa le abitudini inefficaci. La terapia può anche costituire un modo per sviluppare attività atte a formare capacità organizzative e di pianificazione. Tuttavia, nessuna ricerca attuale ha dimostrato che il solo impiego della psicoterapia può eliminare i sintomi riconosciuti dell’ADHD. La psicoterapia può divenire efficace se affiancata all’assunzione di un farmaco altrettanto efficace e mirato. Riassumendo il concetto in modo semplice: il farmaco “avvierà il motore” ma non fornirà necessariamente il modo con cui “dirigere il veicolo”. In altre parole, la psicoterapia può essere di aiuto in presenza di problemi di instabilità coniugale o di scarse capacità interpersonali, ma di per sé non è in grado di porre fine a disattenzione, impulsività o a sensazioni di irrequietezza.

Quando un farmaco viene impiegato efficacemente per trattare l’ADHD, il paziente noterà un significativo miglioramento della sua capacità di controllo. Gli osservatori oggettivi, come conoscenti o colleghi di lavoro, dovrebbero notare una maggiore attenzione, una migliore attenzione e una altrettanto migliore capacità di portare a termine i compiti.

Ricordare ciò che i farmaci possono e non possono fare, è molto importanti. I farmaci, se impiegati con successo, rendono un soggetto che soffre di ADHD semplicemente più simile ad una persona che non soffre di ADHD. A titolo di confronto, l’impiego dei farmaci è paragonabile al mettere gli occhiali. Esso permette al sistema di funzionare in modo più appropriato, proprio come gli occhiali aiutano una persona a vedere meglio. I farmaci permettono al sistema nervoso di inviare i propri messaggi chimici in modo più efficiente, ma non forniscono le capacità o la motivazione per svolgere un compito.

I farmaci sono concepiti per aiutare una persona che soffre di ADHD ad essere meno smemorata e distratta, permettendole di attenersi ad un piano quotidiano di attività e a raggiungere gli obiettivi giornalieri prefissati. Le persone con ADHD che seguono una terapia farmacologica efficace, possono beneficiare di attenzione, concentrazione, memoria, coordinazione, umore migliori, nonché di una migliore capacità nel portare a termine i compiti. Al contempo, il sognare ad occhi aperti, l’iperattività, la rabbia e il comportamento immaturo potranno diminuire. Il trattamento medico consente alle capacità intellettuali preesistenti di un individuo di funzionare in modo più appropriato.

Referenze

•Biederman, J., M.C. Monuteaux, T. Spencer, et al. “Do stimulants protect against psychiatric disorders in youth with ADHD? A 10-year follow-up study” Pediatrics 124.1 luglio 2009, 71-78

•Lake, J. “Integrative management of ADHD: What the evidence suggests” Psychiatric Times 27.7, luglio 2010

•Physicians Postgraduate Press “Assessing adults with ADHD and comorbidities” Primary Care Companion, Journal of Clinical Psychiatry 11.1 (2009), 25

•Northern County Psychiatric Associates: “Attention Deficit Disorder”

•American Academy of Family Physicians: “ADHD in Adults”

•Emedicinehealth: “ADHD in Adults”

 

 

2 Comments

  1. Sanford Wherry

    27/12/2017 at 5:37

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      04/02/2018 at 9:17

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