Noi, Aspie, non siamo alieni

 “Noi, Aspie, non siamo alieni. Funzioniamo solo in modo diverso”

La storia di Chiara Mangione e della Sindrome di Asperger diagnosticata in età adulta, come me. E della sua pagina Facebook, Asperger Tribe, dove racconta del “nostro” mondo, per smantellare i pregiudizi e spiegare come “funzioniamo”.

Mettiamola così: il nostro cervello funziona in modo diverso. Non si tratta di essere migliori o peggiori. Per dirla con una metafora informatica: abbiamo un sistema operativo differente da quello della maggior parte delle persone. Ora, queste cose è meglio scoprirle da piccoli, così si impara a lavorare con i mezzi che si hanno a disposizione. Il rischio, altrimenti, è quello di sentirsi sempre a disagio e scivolare nella depressione, nell’ansia, nella paura di non essere accettati.

Chiara Mangione, 54 anni, architetto, traduttrice, a un passo da una seconda laurea in psicologia, ha appena finito di tradurre dall’inglese un best seller internazionale sull’autismo. Vive a Novara, ha un marito e una figlia di dieci anni. Tre anni fa le è stata diagnosticata la Sindrome di Asperger.

Sì, sono Aspie – dice con un sorriso – ed è stato davvero pacificante scoprirlo. Ho fatto un test quasi per caso sul web, poi ho approfondito con degli specialisti. L’avessi saputo prima, la mia vita sarebbe stata un po’ meno faticosa.

La Sindrome è considerata un disturbo pervasivo dello sviluppo imparentata con l’autismo. Semplificando, le persone Aspie – che in molti casi hanno un livello intellettivo superiore alla media – vogliono comunicare con gli altri ma non sanno bene come farlo. E quindi tendono a isolarsi. In loro, insomma, le competenze sociali non sono innate. Devono apprenderle da qualcuno. Ecco perché, spiegano gli esperti, una diagnosi precoce diventa decisiva. Ma non bisogna nemmeno lasciarsi imprigionare dagli stereotipi.

Non è – osserva Chiara – che le persone Asperger non interagiscano con gli altri o non sorridano mai. Ci sono tanti autismi e tante persone.

Proprio per smantellare pregiudizi, raccontare, parlare di questa condizione e dell’unicità di cui ogni singolo individuo Asperger è portatore, Chiara – insieme con Ilaria Cristofaro, anche lei diagnosticata in età adulta – pubblica una pagina Facebook molto visitata: Asperger Tribe.

E’ essenziale – dice – che si stabilisca un dialogo interculturale, tra la cultura “neurotipica” e la nostra, la cultura “neurodiversa”. Non dobbiamo avere paura di approfondire la conoscenza reciproca, anche attraverso gli aspetti concreti.

Quelli che qualcuno chiama i superpoteri, per esempio. Spesso le persone Aspie vivono un’amplificazione dei cinque sensi. Con i pro e i contro del caso.

Posso percepire un odore a venti metri di distanza. Adesso sono seduta qui in questo locale a parlare con te e contemporaneamente sento le conversazioni a tutti gli altri tavoli.

(Condivido e sottoscrivo… è il “nostro” dono).

Un mondo a colori, sempre ad alta, altissima definizione. A volte troppo.

Hai presente quando sei innamorato o molto emozionato? Non ti sembra di avvertire meglio suoni, colori, odori? Ecco, per me è sempre così.

Ci sono poi le difficoltà legate all’attività lavorativa.

Io faccio la traduttrice, mi organizzo e lavoro da casa: non potrei mai resistere alle dinamiche di un ufficio…Peraltro non riesco nemmeno a dire le bugie: dal punto di vista commerciale, è un vero disastro. Anche parlare al telefono, per me, non è facilissimo. Ho bisogno di vedere in faccia le persone: per fortuna hanno inventato le e-mail. Non per niente il mondo di internet, dei social, dei programmatori, dei creativi del web è zeppo di noi autistici e di Asperger in particolare.

E le telefonate fiume con le amiche?

Proprio non ci riesco: le amiche le incontro e ci parliamo di persona.

(O al massimo si chatta, aggiungo io).

Resta la domanda di fondo: come ha fatto a sopravvivere in un mondo che non sembra proprio a misura di Aspie? 

Devo dire grazie innanzitutto alla mia famiglia: mio papà, un matematico e mia mamma, una storica dell’arte, mi hanno fatto crescere in un ambiente che credeva nell’intelligenza. Non si sono mai fatti condizionare dai pregiudizi e hanno assecondato e valorizzato il mio modo di essere. Per esempio, io – oltre che per i libri –  ho sempre avuto una passione per i motori, per i meccanismi. Mia mamma, da piccola, mi lasciava smontare e rimontare la lavatrice tutte le volte che volevo… E poi ho lavorato tanto su me stessa, per stare a galla e per cercare di non svendere la mia autostima solo per essere accettata.

(Io, invece, devo ringraziare mio figlio Matteo. E’ da lui che è iniziato tutto. Condivido con Chiara la passione sviscerata per i libri e il notevole lavoro su me stessa. E su mio figlio).

Perché è vero: il mondo ha bisogno di molteplici tipi di mente.

Tratto da LASTAMPAItalia

articolo di Mauro Pianta pubblicato il 24/04/2017

 

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