La sensibilità percettiva degli autistici

Gli autistici vengono al mondo con una sensibilità percettiva eccezionale che li proietta tra gli esseri umani più adatti ad entrare in strutture o schemi percettivi, abilità che i non-autistici possono acquisire solo dopo lunghi allenamenti.

Tutti i genitori hanno fatto utilizzare ai propri bambini quel giocattolo che consiste in una forma piena di buchi corrispondenti a diverse forme geometriche, dove inserirci l’oggetto di forma geometrica corrispondente. Laurent Mottron, direttore del programma autismo dell’Ospedale Rivière-des-Prairies (Montreal) ha partecipato i risultati dei suoi lavori alla stampa internazionale e tra questi c’è anche la ricerca su un bambino autistico a cui ha presentato un gioco che conteneva ben 50 oggetti e altrettanti buchi dalle forme geometriche corrispondenti. Ovviamente, il gioco era stato risolto in tempi brevissimi.

I ricercatori hanno localizzato una zona del cervello che sembra orchestrare questa ipersensibilità visiva. Le regioni temporali e occipitali del cervello degli autistici si attivano di più rispetto ai soggetti non autistici quando viene chiesto loro di guardare delle forme, che si tratti di volti, oggetti o parole. “Queste regioni sono tradizionalmente associate alla percezione e al riconoscimento degli oggetti”, indica Fabienne Samson prima autrice dello studio.

“Disponiamo di una dichiarazione solida sul funzionamento del cervello degli autistici che ci permette di investigare sulla percezione, l’apprendimento, la memoria e il ragionamento di queste persone”, aggiunge L. Mottron che si interessa di autismo da più di 25 anni.

In un’intervista, il professore di origine francese spiega di avere la convinzione che coloro che noi chiamiamo autistici savant abbiano un senso innato per il riconoscimento delle forme e forse anche per certi suoni; questo fenomeno suggerisce che gli autistici trattano l’informazione visiva in maniera diversa rispetto alle persone non autistiche.

Attraverso i dati raccolti su 357 autistici e altrettanti non autistici tra il 1995 e il 2009, i ricercatori hanno constatato che le persone autistiche utilizzano più a lungo le regioni del cervello collegate alla percezione visiva rispetto ai non autistici. A suo avviso, ” l’autismo potrebbe essere descritto come una superiorità percettiva piuttosto che un deficit sociale”.

Per i gruppi di ricerca di tutto il mondo che si concentrano su questo fenomeno eccezionale, la scoperta pubblicata sulla rivista che si occupa di neuroimaging “Human Brain Mapping” potrebbe costituire un punto di svolta.

”Molte cose sull’autismo sono vere, ma solo per alcuni gruppi di persone. Per esempio, all’autismo è collegato un aumento del volume della testa , ma questo riguarda solo il 30% dei casi, dice L. Mottron. Altre strade sono al vaglio dei ricercatori, ma si dimostrano inaffidabili in quanto testate su grandi popolazioni. Anche la spiegazione genetica e molto più complessa di quanto possiamo immaginare. Ci sono una moltitudine di geni coinvolti.”

La meta-analisi ha incluso una sintesi delle ricerche attualmente accessibili in neuroimmagine relative alle attività che coinvolgono stimoli visivi. Sono stati selezionati e analizzati  tutti gli studi con materiali visivi, poco importante era il compito richiesto ai partecipanti (ragionamento, lettura, discriminazione delle espressioni facciali).

“Si tratta”, secondo Fabienne Samson, “di un approccio molto più esigente rispetto ad una semplice revisione della letteratura dal momento che avevamo a disposizione dati provenienti da tutto il mondo di qualità soddisfacente che riguardavano un’informazione visiva”.

I compiti assegnati in laboratorio agli autistici erano trattati in maniera differente sul piano cerebrale ma con un successo equivalente , o a volte superiore rispetto ai non autistici. Anche, nel test di ragionamento di Raven, dove il soggetto deve completare una matrice di moduli collegati da regole logiche, più’ i compiti erano difficili e più la rapidità e l’efficienza delle persone con autismo si distinguevano da quelle dei non autistici. Mentre i soggetti non autistici devono prima inserire l’immagine nella parte del cervello consacrata alla visione per poi collegarla alla corteccia prefrontale, specializzata nel pensiero pianificato ed esplicito, gli individui autistici possono fare una gran parte del lavoro in questa zona cerebrale votata alla visione e alla percezione.

Secondo la neuropsichiatra Isabelle Soulières, dell’ospedale  Rivière-des-Prairies, che ha partecipato alla ricerca, “una conoscenza più approfondita dell’autismo permetterà agli specialisti della riabilitazione di definire meglio gli interventi. Credo che si possano offrire agli autistici migliori metodi d’ insegnamento per sviluppare il loro potenziale”.

Per lei, gli autistici hanno un’intelligenza differente rispetto al resto della popolazione.

Tra gli autori dell’articolo intitolato “Enhanced visual fonctioning in autism: An ALE meta-analysis”,  c’e’ anche il contributo di Thomas Zeffiro, del gruppo di ricerca Neural Systems Group del Massachussets General Hospital affiliato all’Università di Harvard.

Tradotto  e riadattato da Mondo Aspie, Fonte Techno-science.net

8 Comments

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